mercoledì 2 dicembre 2020

La straordinaria avventura del Vendée Globe

In questi giorni di quasi reclusione sto viaggiando in modo virtuale, scoprendo quotidianamente un mondo bellissimo. Fatto di mari esotici, vento, salsedine, scoperta di luoghi geografici, terminologie e fenomeni meteorologici, di avventura, di scoperta dell’ignoto, di quotidiana umanità.
Sto facendo questo ideale viaggio con gli stupendi video e le affascinanti foto (oltre che leggendo interessanti notiziari) della più grande manifestazione velica intorno al mondo, il Vendée Globe.
Ormai da più di 20 giorni questo evento mi sta prendendo e tenendo compagnia con le sue incredibili immagini dal mare, inviate direttamente dalle imbarcazioni di 33 skipper di diversa nazionalità, che senza scalo ed assistenza ed in solitaria dovranno attraversare in circa tre mesi i mari di tutto il mondo (percorrendo 24.296 miglia nautiche, pari a quasi 45 mila chilometri).
Mari calmi ma anche agitati, con venti talvolta impetuosi, depressioni, uragani e molto altro hanno accolto ed accoglieranno i velisti, accomunati da un grande spirito di solidarietà gli uni verso gli altri e da un’avventura straordinaria che alcuni compiono per la prima volta.
Forti emozioni quindi travolgeranno questi concorrenti, che prima della partenza si percepivano da affermazioni come questa: “J'espère m’extasier en mer, vivre de vrais moments de joie, être capable de les observer avec gratitude. Et savourer chaque minute, chaque seconde. Sans jamais rien lâcher."
Il Vendée Globe, dicevo, compie un incredibile giro intorno al mondo partendo dalla bellissima cittadina francese di Les Sables d’Olonne per poi scendere verso Sud costeggiando tutto il lato occidentale dell’Africa fino al Capo di Buona Speranza, varcare l’Oceano Indiano doppiando il capo di Leeuwin in Australia e passando successivamente il mitico Capo Horn; si risale infine di nuovo nell’Oceano Atlantico, costeggiando in direzione Nord tutto il Sud America, fino ad arrivare di nuovo e finalmente nel luogo dove si era partiti e cioè Les Sables d’Olonne.
La partenza del Vendée Globe è avvenuta lo scorso 8 novembre in modo atipico rispetto al solito, quasi in silenzio (normalmente la partecipazione del pubblico è notevole: nella scorsa edizione erano presenti 350 mila spettatori), per i noti problemi legati alla pandemia da Covid 19.
Cercando in sintesi di descrivere l’andamento della regata fino ad oggi, i velisti dopo aver lasciato il luogo di partenza, hanno navigato all’altezza delle coste della Galizia e del Portogallo fino a passare per le Azzorre. Più a Sud hanno incontrato la tempesta tropicale Theta, con venti fino a 60 nodi, che ha dato loro non poche noie. Poi la flotta è arrivata nei pressi delle isole Canarie, costeggiando quindi la parte Nord Occidentale dell’Africa.
Dopo Capo Verde e nei pressi della linea dell’Equatore hanno dovuto fronteggiare anche il “Pot au Noir”, una convergenza intertropicale con raffiche improvvise e altrettanto improvvisi cali di vento che talvolta possono dare parecchi grattacapi (non molti in questo caso) ai concorrenti. Passato l’equatore (in cui è tradizione di donare qualcosa a Nettuno) i velisti si sono poi imbattuti nell’anticiclone di Sant’Elena con presenza di venti deboli ed al momento in cui scrivo diverse imbarcazioni hanno passato il Capo di Buona Speranza, raggiungendo quindi il Grande Sud.
A questa altezza va rilevato tra l’altro che uno skipper che ha subìto un naufragio è stato soccorso, fortunatamente con successo, in piena notte e con condizioni di mare non esattamente ottimali, da un altro velista (e qui torna lo spirito marinaro di solidarietà).
Tra i partecipanti al Vendée Globe, tra cui vi sono anche sette donne, seguo in particolar modo le vicende dell’unico italiano in gara, Giancarlo Pedote, filosofo fiorentino che vive da diversi anni a Lorient in Bretagna, terra dalla consolidata tradizione velica oceanica.
Ma è interessante seguire pure quelle degli altri skipper in gara, che con tanti splendidi video mostrano la loro vita quotidiana. Scene in cui mangiano (anche bene, come il nostro Pedote*), in cui riparano qualche guasto, brindano in caso di buone condizioni di navigazione, esprimono i loro sentimenti e sensazioni, mostrano pesci volanti (sì, proprio con le ali!), albatros in lontananza, simboli affettivi legati alla famiglia (è dura star lontani da casa quasi tre mesi), tramonti ed albe mozzafiato (i velisti non possono necessariamente dormire tantissimo).
Anche le imbarcazioni sono uno spettacolo, delle autentiche e perfette “Formula 1 del mare”, dalla tecnologia molto avanzata e supportate da sponsor importanti. E ve ne sono anche di “sfiziosi” e legati al mondo agroalimentare (Charal, carni di qualità, la cooperativa lattiero-casearia Campagne de France, l’azienda di prodotti avicoli Maitre Coq sono alcuni esempi).
Mentre quindi il mondo intero a terra deve fronteggiare la pandemia, gli skipper passeranno quasi tre mesi in mare lontano dai contagi e dalle preoccupazioni ad essi legate. Ne avranno delle altre, come le trappole degli oceani, le onde tutt’altro che dolci, i guasti tecnici più o meno importanti, gli ostacoli imprevisti e altro ancora, ma godranno di tanta libertà, quella che non abbiamo 
(o quasi) al momento a terra.
E non possiamo nascondere, a tal ultimo proposito, di provare una certa invidia…

*Giancarlo si prepara a bordo piatti come l’uovo fritto con prosciutto del casentino, formaggini con la faccia di Buzz Lightyear (“che mettono il buonumore”) e pane in cassetta grigliato. Che ne dite? Approviamo questa sua ricetta? Io lo farei decisamente!

PS: vi aggiornerò sul mio blog con altri aneddoti su questa lunga regata, definita l’ ”Everest dei mari”. Diventerà allora quasi un Vendée… blog ;)

mercoledì 18 novembre 2020

Al via la eSerie A TIM mentre gli esports decollano in Italia

Immagine tratta dal sito www.legaseriea.it

Sta per partire la stagione 2020/2021 della eSerie A TIM. Proprio in questi giorni infatti si sono aperte le iscrizioni per il campionato di calcio virtuale organizzato dalla Lega Serie A in collaborazione con PG Esports e Infront, partner nell’organizzazione del torneo. Quest’ultimo si giocherà su console esclusiva PlayStation®4 e sul noto videogioco di calcio EA Sports FIFA 21.
La eSerie A TIM si svolgerà nell’arco di sette mesi, con la prima fase che sarà aperta a tutti gli appassionati videogiocatori. Questi, disputando un torneo di qualificazione (la data di inizio è il 24 novembre prossimo), avranno l'opportunità di mettere in mostra le proprie capacità per poter potenzialmente essere selezionati dai 17 club (in cui non figurano però squadre come la Juventus e il Napoli) della eSerie A, indossandone la maglia; al termine si svolgerà il Draft, l'evento di presentazione dei giocatori e delle squadre, previsto per la prima settimana di febbraio. Durante il Draft, ogni club potrà scegliere uno tra i vincitori delle “qualificazioni” da affiancare agli eventuali Pro Player per completare il proprio roster.
La seconda fase vedrà l'inizio della vera e propria competizione ufficiale: i club si sfideranno in un “Group Stage” suddivisi in un girone da cinque squadre e tre gironi da 4 squadre.
L’esito di questi gruppi determinerà gli accoppiamenti dei Playoff, da cui si accederà alle Final Eight di maggio che decreteranno la squadra vincitrice.
 Siamo felici di poter offrire, in un momento così difficile per tutti, uno svago per gli appassionati” ha dichiarato Luigi De Siervo, Amministratore Delegato della Lega Serie A. “Le iniziative dirette al lancio della eSerie A TIM realizzate durante la scorsa stagione si sono rivelate un grande successo, coinvolgendo moltissimi videogiocatori professionisti e semplici appassionati che hanno seguito le sfide tra i nostri club in modo particolare sul canale YouTube dedicato alla competizione. Siamo convinti che i tifosi di calcio vadano coinvolti e ingaggiati anche nel nostro campionato virtuale, rendendoli partecipi e protagonisti in attesa di ritrovarli presto sugli spalti” ha concluso De Siervo.
Intanto il fenomeno degli esports nel nostro paese sta crescendo fortemente. Secondo il Rapporto sugli esports in Italia 2020 ogni giorno 466.000 persone sul territorio nazionale dichiarano di seguire un evento di sport virtuale, un numero in crescita del 33% rispetto alla rilevazione precedente.
La platea si allarga a circa 1.410.000 persone (+22% su base annua) se si considerano anche coloro che seguono un evento esport non giornalmente, ma diverse volte durante la settimana.
Si tratta di un target principalmente maschile (65%), di età compresa tra i 21 e i 40 anni, con un’istruzione e un reddito superiori alla media. Considerevole e per certi versi sorprendente è la presenza (35% del totale) di fan nelle regioni meridionali e nelle isole ed è da rilevare che il 22% dei fan ha iniziato ad appassionarsi di esports solo nell’ultimo anno.
Queste persone dedicano in media 6,5 ore alla settimana agli esports, un dato in crescita del 35% rispetto all’anno precedente e che si avvicina molto al tempo che si riserva alla televisione nell’arco di sette giorni (poco più di 7,5 ore).
Per chi è interessato all’argomento degli esports un prossimo appuntamento imperdibile è l’Esport Summit,  evento digitale che parlerà tra le altre cose, nelle giornate del 23 e 24 novembre, del futuro e sviluppo del settore, dei relativi modelli di business e dei valori e dei plus del gaming.

domenica 11 ottobre 2020

Kobe Bryant e il suo murale a Spinaceto


In questo strano e per niente piacevole 2020 come noto è purtroppo venuto a mancare il grande cestista americano Kobe Bryant.
Ebbene, tra i tanti tributi a questo grande campione (circa 300 sono stati in tutto il mondo i murales a lui dedicati) ce n’è uno a poca distanza da casa mia.
Recentemente infatti nella parte esterna del campo di allenamento della Virtus Roma, il Palatellene, è stato realizzato un murale sul campione americano ad opera dello street artist pugliese Francesco Persichella.


Il fuoriclasse dei Lakers indossa esultante la sua mitica canotta numero 24 con una frase, “Forever Kobe”, che completa l’opera, disegnata su degli affascinanti mattoncini arancioni.


Un doveroso omaggio a Kobe Bryant, che ha portato a livelli inarrivabili o riservati solo a pochi quel meraviglioso sport che è il basket.

mercoledì 23 settembre 2020

Non c’è posto dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio


Sembrerebbe che negli stadi pian piano stiano per tornare gli spettatori. Bisognerebbe però farlo con grandissima cautela: non possiamo permetterci un ulteriore forte incremento dei contagi come sta avvenendo copiosamente in nazioni che si trovano gomito a gomito con la nostra.
Però che bello sarebbe tornare alla normalità, con stadi pieni, colorati e fare un po’ di sano tifo per la propria squadra.
Perché, come diceva Camus, “non c’è altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”…
Siete d’accordo?

mercoledì 29 luglio 2020

Napoli Femminile, avanti tutta nella massima serie

Foto credits Napoli Femminile https://napolifemminile.it/

Si è tenuta ieri, nella suggestiva location del Maschio Angioino, la presentazione alla stampa della squadra di calcio femminile del Napoli, che dal prossimo 22 agosto sarà impegnata nel campionato di Serie A.
Sul palco sono intervenuti l’amministratore delegato del Napoli Femminile Francesco Tripodi, che ha introdotto gli interventi dell’assessore allo sport del Comune di Napoli Ciro Borriello e del presidente della FIGC Calcio Femminile Ludovica Mantovani, che con l’occasione ha consegnato alla squadra il trofeo per la vittoria dello scorso campionato di Serie B. Hanno preso la parola anche il presidente del Napoli Femminile Lello Carlino e il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che ha elogiato la lungimiranza del progetto legato a questo team.
Il presidente Carlino non ha nascosto gli ambiziosi progetti della squadra, che si pone obiettivi importanti anche in un campionato difficile come la Serie A, mentre l’assessore Borriello si è detto felice per aver consegnato al Napoli Femminile una nuova casa, il “Caduti di Brema” di Barra, per le gare interne.
Intanto le partenopee avranno al loro fianco come sponsor, a partire da questa stagione e fino al 2022, Caputo - Il Mulino di Napoli, una realtà prestigiosa che produce farine di qualità.

Foto credits Napoli Femminile https://napolifemminile.it/
“Avere al fianco imprenditori del livello di Carmine e Antimo Caputo rappresenta per noi motivo di ulteriore soddisfazione, spiega Lello Carlino. È con accordi del genere che possiamo centrare l’obiettivo che mi sono prefisso: valorizzare il Napoli nel mondo attraverso il calcio femminile”. Per Antimo Caputo “la scelta di accompagnare il Napoli Femminile è nata dal desiderio forte di “fare squadra” in questa città e di condividere i valori di uno sport pulito ed in grande sviluppo quale appunto il calcio femminile. Siamo certi che macineremo...grandi risultati”.
Con l’auspicio e l’augurio che ciò cominci sin da subito…

lunedì 23 marzo 2020

“Scrivere è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa”. Il mio saluto a Gianni Mura


Un paio di giorni fa è venuto a mancare un colosso del giornalismo sportivo e non solo, Gianni Mura.
I suoi articoli e i suoi libri sono stati sempre per me un punto di riferimento imprescindibile ed un esempio inimitabile di cosa voglia significare catturare l’interesse e l’attenzione del lettore, attraverso uno stile ammaliante che suscita un’insaziabile voglia di “nutrirsi” ancora dei suoi scritti.
Questi ultimi erano poesia, con una narrazione che miscelava abilmente i meri fatti di cronaca con intelligenti e mai banali commenti, arricchiti da interessanti elementi culturali e da una maestria unica nell’utilizzo e nel dosaggio delle parole.
Amo Mura anche perché era un buono, una corpulenta persona che si faceva voler bene da tutti, in primis dai suoi lettori. Un tweet di Pier Bergonzi, noto giornalista della Gazzetta dello Sport recitava non a caso poche ore dopo la sua morte: “È morto Gianni Mura, l’orso più buono e giusto che abbia mai incontrato sui sentieri del nostro mestiere. Un gigante del giornalismo sportivo e non solo”.
Gianni Mura era quindi una persona splendida, anche se purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscerlo. Ho invece avuto con grande gioia l’opportunità di intervistarlo telefonicamente alcuni anni fa sul mio blog, in un piacevolissimo colloquio che ha affrontato tutti gli argomenti che rappresentano le mie principali passioni: il ciclismo, il Tour de France, lo sport, la Francia, l’enogastronomia, la passione per la scrittura, i gialli di Maigret. Gli scrissi una mail con poche speranze di avere una risposta e invece lui si fece vivo prontamente, e in poco tempo organizzammo l’intervista (la trovate qui).
Sempre sul mio blog scrissi anni prima una breve recensione di un suo splendido giallo ambientato al Tour de France, che ancora una volta mixava la sua elevata cultura sportiva e ciclistica, con l’amore per la Francia, per l’enogastronomia, per i piatti monumento della cucina francese (uno su tutti, il Cassoulet), per la musica.
Già, un giallo, un genere che poi avrebbe continuato a proporre anche in altri suoi romanzi. Anche lui a tal proposito, come me, amava tanto Maigret. Vi consiglio vivamente di leggere al riguardo un suo articolo sulla Parigi di Maigret, il personaggio più famoso descritto da Simenon.
Ne vale veramente la pena, anche perché rappresenta un concreto esempio di cosa è stato (e purtroppo non sarà più, d’ora in poi) Gianni Mura.
Mura era anche un grande appassionato di un’isola che amo, come sapete, da morire: Ischia. A tal proposito scrisse un piacevole romanzo, sempre giallo, ambientato nell’isola verde in cui descrive anche tanti posti a me cari, tra cui i meravigliosi giardini dell’Eden. Anche in questo caso vi invito a leggere un piacevolissimo articolo scritto da un profondo conoscitore di Ischia, Pasquale Raicaldo, sul rapporto tra Mura e questa bella isola del Golfo di Napoli.
Mura era anche un grande esperto di enogastronomia e scriveva insieme alla moglie una rubrica settimanale molto interessante sul Venerdì di Repubblica.
Era un fan dei locali semplici, genuini, delle trattorie e locande con la tovaglia a quadretti, che offrono i più buoni piatti della tradizione. A proposito di cucina, faceva talvolta un parallelo con la scrittura che mi piace ricordare: “scrivere è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa. Quando hai le cose giuste sul tavolo, quando al mercato hai scelto bene, poi i piatti vengono buoni per forza”.
Ciao Maestro, mi (ci) mancherai tantissimo!

lunedì 13 gennaio 2020

La sfida tra le due Virtus va nettamente alla Segafredo


La Virtus Roma perde, tra le mura amiche, la quarta partita consecutiva contro la capolista Segafredo Bologna. Il passivo alla fine del match è risultato molto pesante, 68-97, contro un avversario decisamente più forte e in palla che ha fatto dell’intensità fisica e difensiva la sua principale arma.  
Eppure i padroni di casa erano partiti bene nel primo quarto, con un iniziale 9-0 e poi 11-1, grazie soprattutto al contributo di Alibegovic e Buford. Ma da quel momento in poi, come dirà a fine partita il coach dei bolognesi Djordjevic, la Segafredo ha “acceso i motori” infilando un parziale di 3-21 che ha consentito di ricucire lo svantaggio e di portare al tempo stesso gli ospiti avanti di 8 a fine primo quarto (14-22). In questa fase della gara hanno incantato il pubblico le geniali invenzioni di Teodosic, che ha mostrato il suo variegato repertorio e tutto il suo talento.
Nel secondo quarto è invece soprattutto Weems a salire in cattedra portando, a 6 minuti dalla fine del primo tempo, i felsinei a toccare il +20, vantaggio poi sostanzialmente mantenuto fino all’intervallo (29-50).
Nel secondo tempo Bologna dilaga, toccando anche il +30 verso la metà del terzo quarto e regge bene l’urto di un timido, disperato tentativo di rientro di Roma che si porta fino al -18. Ottimo, in questa parte della gara, l’impatto del nuovo arrivato White (16 punti e 3 rimbalzi per lui a fine gara).
Il quarto quarto è servito solo a registrare il punteggio finale, visto che ormai Roma aveva mollato dopo una riaccelerazione di Bologna. Che ha sempre giocato sul velluto, con lo stesso giro palla fluido e intelligente che ha caratterizzato tutta la sua partita.
A consuntivo le statistiche del match evidenziano una opaca prestazione degli uomini più rappresentativi di Roma, Dyson e Jefferson (4/14 dal campo in due!), mentre il nuovo arrivato White ha registrato un ottimo 5/7 al tiro.


Nella Segafredo in tabellino figurano evidentemente tanti uomini in doppia cifra, tra cui Weems (14 punti), Ricci e Baldi Rossi con 12 punti a testa e Markovic (11).
A fine gara Djordjevic ha sottolineato l’importanza di vincere in un campo come quello di Roma (perché “le cose grandi si fanno in trasferta, la crescita passa proprio da  partite come queste”) e la motivazione che può venir fuori dopo una sconfitta in Eurocup ("abbiamo fatto un bagno di umiltà dopo Belgrado e ciò è servito a fare meno errori, abbiamo preparato bene questa partita").
Evidentemente non contento coach Piero Bucchi nel post partita: "Dobbiamo lavorare ancora tanto per trovare il ritmo che in questo momento sicuramente ci manca. Dobbiamo chiuderci in palestra e lavorare. Mi scoccia il fatto di aver subito queste sconfitte, è vero che abbiamo incontrato squadre molto buone, ma dobbiamo comunque fare di più. Occorre ritrovare brillantezza e una buona intensità - ha proseguito il coach - e ciò si può ottenere solamente se ci si riesce ad allenare bene e con continuità. White ha fatto cinque minuti eccellenti, è un giocatore ovviamente ancora non in condizione, ma nei minuti in cui aveva benzina è riuscito a dimostrare che è un grandissimo e su questo non avevo dubbi".
Una delle poche note positive della giornata di ieri per la Virtus Roma è stato il numeroso pubblico (ben 7.750 gli spettatori) accorso al Palazzo dello Sport dell’Eur. E’ stato bello rivedere tanto entusiasmo e partecipazione e sentire di nuovo il calore e il rumore del PalaEur quando la squadra stava tentando una difficile rimonta. L’auspicio è che la squadra possa più o meno a breve tornare ad inanellare risultati positivi. Il pubblico risponderebbe automaticamente e prontamente, con un piacevole ritorno ai bei tempi che hanno reso mitico questo palcoscenico.

martedì 7 gennaio 2020

Il Napoli femminile cresce a ritmo di un professionismo sostenibile

Foto credits Napoli femminile

Come molti di voi ben sanno, sono un appassionato tifoso del Napoli calcio, che spero possa presto riprendersi dal brutto periodo che sta vivendo, soprattutto in campionato.
Seguo con simpatia e passione inoltre anche le performance del Napoli calcio femminile, che quest’anno sta invece disputando uno splendido torneo di serie B. Al momento, dopo il pareggio di domenica scorsa con la Roma, le partenopee figurano infatti al primo posto in classifica, con buone speranze di approdare tra le grandi nella massima serie.
C’è grande entusiasmo intorno a questa squadra ed ho voluto quindi saperne di più su questa storia di successo attraverso qualche domanda al Presidente Raffaele Carlino, patron del team che ha avuto differenti e felici esperienze nell’ambito dello sport campano.

Presidente, perché ha deciso di investire nel Napoli femminile?
Sono un pioniere del calcio femminile, al quale sono "tornato" perché adesso ci sono davvero le basi per fare le cose in grande: il movimento è in crescita, le ragazze stanno per diventare icone di uno sport pulito del quale si sente il bisogno. Napoli vuole essere centrale in questo momento storico, provare magari a realizzare l'impresa di portare lo scudetto qui.
Quali possono essere le sinergie col Napoli calcio maschile?
Siamo partiti molto forte nell'attuale campionato di Serie B e questo sta catalizzando su di noi grandi attenzioni. Avevamo in mente di condurre un torneo di vertice e siamo dove speravamo di essere, ma non abbiamo ancora fatto nulla in realtà perché siamo ad appena un terzo di stagione. Quanto al futuro prossimo, non penso possano esserci sinergie di sorta con la SSC Napoli, semplicemente perché parliamo di realtà differenti.
Cosa copiare dal Napoli calcio maschile e cosa non imitare?
Innanzitutto, a Napoli c'è un grosso problema di strutture. La carenza rispetto al Nord è evidente e questo ci penalizza, specie perché per il San Paolo è stata firmata una convenzione con la SSC Napoli. Ecco, ai "maschietti" ruberei gli impianti, i palcoscenici, che contribuiscono a creare entusiasmo rispetto all'evento-gara, coinvolgendo il pubblico. Per il resto, mi tengo strette le mie ragazze che sogno di veder giocare il prossimo anno al Collana, lo storico impianto vomerese che un tempo ospitava proprio le partite del Napoli. Comunque, stiamo valutando e vagliando varie ipotesi sia in termini di centro sportivo che di stadio per le gare di campionato, auguriamoci in Serie A.

Foto credits Napoli femminile
Quali sono gli obiettivi futuri del Napoli femminile? Dove può arrivare il calcio femminile in Italia?
L'obiettivo è la A e con essa il professionismo sostenibile. Sostenibile per gli imprenditori che mi affiancano in questo club che si è dato la forma, primo in Italia, dell'azionariato diffuso con oltre venti soci, un consiglio di amministrazione e l'elezione del presidente. 
Così proviamo a coinvolgere gli sponsor per poter permettere alle ragazze di vivere di calcio, con il calcio e per il calcio anche se il fatto che molte vogliano lavorare e studiare oltre a giocare è un aspetto che mi rende orgoglioso di essere il loro presidente. Solo attraverso una adeguata politica di impianti e di immagine, il calcio femminile potrà davvero svilupparsi.


Un presidente con le idee molto chiare quindi, a cui non possiamo che augurare una splendida cavalcata verso i massimi obiettivi, in questo nuovo anno appena iniziato.