Si è concluso, finalmente nella mia
città, un interessante ed appassionante Giro d’Italia.
Abbiamo assistito a delle belle
prestazioni di corridori che hanno confermato le attese (Dumoulin, Froome), a
forti e cocenti delusioni (Aru) ed anche a piacevoli sorprese almeno fino ad un
certo punto della corsa (Yates). Tutto ciò solo per restare sugli uomini di
classifica.
Abbiamo goduto anche di un discreto
spettacolo, che ha raggiunto il suo apice nella tappa di Bardonecchia, dove
Froome ha fatto saltare il banco compiendo un’impresa epica. Attacchi da
lontano di quel genere sono compiuti solo dai grandi campioni e sono sempre
meno frequenti nel ciclismo di oggi. Un’impresa all’antica come piace a me,
direi quasi alla Pantani, che ci riporta ad un ciclismo romantico rispetto a
cui un appassionato non può non emozionarsi parecchio.
Il Giro si è poi chiuso nel bello
scenario della capitale, rispetto alla quale non sono mancate le polemiche sullo stato del fondo stradale denunciato anche dallo stesso Froome,
che cavalcava domenica scorsa una fascinosa bici rosa.
Ma guardiamo avanti e godiamoci la
prospettiva di tanto altro grandissimo ciclismo, che si concretizzerà tra poco
più di un mese con l’inizio del Tour de France.
Altri protagonisti calcheranno il
territorio francese dalla Vandea a Parigi, tra cui il nostro Vincenzo Nibali e,
perché no, alcuni emergenti corridori francesi (da quanto tempo un francese non
vince il Tour?).
Ma delle conferme si potrebbero avere
proprio dal fresco vincitore del Giro. Riuscirà Chris Froome a confermarsi
campione anche in terra di Francia, territorio peraltro con cui è abituato a
confrontarsi in modo assolutamente vincente?
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