lunedì 23 marzo 2020

“Scrivere è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa”. Il mio saluto a Gianni Mura


Un paio di giorni fa è venuto a mancare un colosso del giornalismo sportivo e non solo, Gianni Mura.
I suoi articoli e i suoi libri sono stati sempre per me un punto di riferimento imprescindibile ed un esempio inimitabile di cosa voglia significare catturare l’interesse e l’attenzione del lettore, attraverso uno stile ammaliante che suscita un’insaziabile voglia di “nutrirsi” ancora dei suoi scritti.
Questi ultimi erano poesia, con una narrazione che miscelava abilmente i meri fatti di cronaca con intelligenti e mai banali commenti, arricchiti da interessanti elementi culturali e da una maestria unica nell’utilizzo e nel dosaggio delle parole.
Amo Mura anche perché era un buono, una corpulenta persona che si faceva voler bene da tutti, in primis dai suoi lettori. Un tweet di Pier Bergonzi, noto giornalista della Gazzetta dello Sport recitava non a caso poche ore dopo la sua morte: “È morto Gianni Mura, l’orso più buono e giusto che abbia mai incontrato sui sentieri del nostro mestiere. Un gigante del giornalismo sportivo e non solo”.
Gianni Mura era quindi una persona splendida, anche se purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscerlo. Ho invece avuto con grande gioia l’opportunità di intervistarlo telefonicamente alcuni anni fa sul mio blog, in un piacevolissimo colloquio che ha affrontato tutti gli argomenti che rappresentano le mie principali passioni: il ciclismo, il Tour de France, lo sport, la Francia, l’enogastronomia, la passione per la scrittura, i gialli di Maigret. Gli scrissi una mail con poche speranze di avere una risposta e invece lui si fece vivo prontamente, e in poco tempo organizzammo l’intervista (la trovate qui).
Sempre sul mio blog scrissi anni prima una breve recensione di un suo splendido giallo ambientato al Tour de France, che ancora una volta mixava la sua elevata cultura sportiva e ciclistica, con l’amore per la Francia, per l’enogastronomia, per i piatti monumento della cucina francese (uno su tutti, il Cassoulet), per la musica.
Già, un giallo, un genere che poi avrebbe continuato a proporre anche in altri suoi romanzi. Anche lui a tal proposito, come me, amava tanto Maigret. Vi consiglio vivamente di leggere al riguardo un suo articolo sulla Parigi di Maigret, il personaggio più famoso descritto da Simenon.
Ne vale veramente la pena, anche perché rappresenta un concreto esempio di cosa è stato (e purtroppo non sarà più, d’ora in poi) Gianni Mura.
Mura era anche un grande appassionato di un’isola che amo, come sapete, da morire: Ischia. A tal proposito scrisse un piacevole romanzo, sempre giallo, ambientato nell’isola verde in cui descrive anche tanti posti a me cari, tra cui i meravigliosi giardini dell’Eden. Anche in questo caso vi invito a leggere un piacevolissimo articolo scritto da un profondo conoscitore di Ischia, Pasquale Raicaldo, sul rapporto tra Mura e questa bella isola del Golfo di Napoli.
Mura era anche un grande esperto di enogastronomia e scriveva insieme alla moglie una rubrica settimanale molto interessante sul Venerdì di Repubblica.
Era un fan dei locali semplici, genuini, delle trattorie e locande con la tovaglia a quadretti, che offrono i più buoni piatti della tradizione. A proposito di cucina, faceva talvolta un parallelo con la scrittura che mi piace ricordare: “scrivere è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa. Quando hai le cose giuste sul tavolo, quando al mercato hai scelto bene, poi i piatti vengono buoni per forza”.
Ciao Maestro, mi (ci) mancherai tantissimo!

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